@article{T3, author = {Maririta Guerbo}, title = { «Un'umanità alle soglie della coscienza»}, journal = {Ticontre. Teoria Testo Traduzione}, number = {13}, year = {2020}, keywords = {}, abstract = { È nota l'importanza dell'attività editoriale di Cesare Pavese e gli sforzi da lui spesi per l'einaudiana «Collana viola», in collaborazione con Ernesto de Martino. Nello scambio epistolare tra i due e nelle successive dichiarazioni pubbliche di de Martino, l'etnologo lancia un'accusa sferzante di irrazionalismo contro le fonti di etnologia e storia delle religioni che alimentano il mito pavesiano. Tuttavia, vorrei dimostrare che un confronto con l'opera teorica di de Martino permette di intravedere la pars costruens del dialogo tra i due intellettuali: se l'etnologo leva il dito contro l'individualismo irriducibile della «singolarissima infanzia in collina», ci è possibile riconoscere proprio nella produzione più irrazionalistica di Pavese, in Feria d'agosto e nei Dialoghi con Leucò, una seconda natura del mito pavesiano, sulla quale pesa fortemente l'influenza del concetto demartiniano di crisi e reintegrazione della presenza. Ai simboli dell'infanzia che ci legano a doppio filo a noi stessi, si oppongono allora i miti collettivi di «un'umanità alle soglie della coscienza», secondo la bella definizione che Italo Calvino ci ha lasciato dei personaggi dei Dialoghi. }, issn = {2284-4473}, doi = {10.15168/t3.v0i13.408}, url = {http://www.ticontre.org/ojs/index.php/t3/article/view/408} }