Gates Wide Shut. Un’ipotesi comparatistica per lo studio delle gated communities
Abstract
Il contributo indaga in una prospettiva comparatistica l’emergenza e l’evoluzione dell’immagine della “comunità fortificata” (gated community), con una particolare attenzione alla sua declinazione all’interno del genere romanzesco (I. Levin; J. G. Ballard; C. Piñeiro). Nato e sviluppatosi all’interno dell’immaginario anglosassone, tale paradigma postmetropolitano sembra infatti aver attecchito con successo in altri contesti storico-geografici, adattandosi plasticamente all’evoluzione del “discorso” della globalizzazione: dall’affermarsi delle retoriche del libero mercato tra gli anni Ottanta e Novanta; al risorgere delle ragioni della sicurezza e del territorio in coincidenza con l’inizio del nuovo millennio; per arrivare, infine, ai tempi più recenti della crisi economica. Lo scopo dell’analisi sarà quello di dimostrare in che misura questo “motivo” sia stato utilizzato per drammatizzare e tematizzare alcuni aspetti della correlazione tra le due dimensioni della world literature (il locale e il globale) tra cui: il controllo e la gestione del movimento di merci e persone attraverso la pianificazione urbana; la ridefinizione delle tradizionali opposizioni topologiche ereditate dalla modernità (dentro/fuori, centro/periferia); la creazione di zone ibride, di nuovi paradigmi di appartenenza ed esclusione e di nuove “comunità immaginate”.
The aim of the paper is to analyse, in a comparative perspective, the emergence and the evolution of the gated community’s image within the novels of the last four decades (I. Levin; J. G. Ballard; C. Piñeiro). Born and grown within the Anglo-Saxon imagery, the gated community paradigm seems to have spread in different historical and geographical contexts, adapting itself to the different phases of the globalization “discourse”: from the rise of neoliberal rhetoric between the Eighties and the Nineties, through the reemergence of the problems connected to security control and territorial defense at the beginning of the New Millennium, to the economical crisis of the current days. The aim of the present analysis is to highlight, through the evolution of this particular “motive”, not only the relationships between the “global” and the “local” within the field of world literature, but also the different problems connected to this everchanging dialectic: the use of urban design as a mean of control of the movement of people and goods; the consequent redefinition of the traditional antinomies of the modern city (outside/inside; center/periphery); the creation of hybrid zones, of new paradigms of belonging and exclusion, of new “imagined communities”.
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