L'Anacreonte di Leopardi e il topos dell'intraducibilità
Abstract
L’articolo indaga l’incidenza della figura di Anacreonte in diverse fasi della riflessione leopardiana con particolare attenzione ai momenti in cui quest’ultima ha incontrato la concreta pratica traduttiva. Gli Scherzi epigrammatici, l’Inno a Nettuno e le Odaeadespotae sono letti alla luce delle tesi relative all’intraducibilità di Anacreonte espresse nel Discorso sopra Mosco prima ancora che nello Zibaldone. La parafrasi di un’ode di Anacreonte che chiude l’Elogio degli uccelli mostra che l’irriducibilità del poeta antico al moderno è diventata per Leopardi molto più che la mera assimilazione di un topos.
This essay investigates the significance of Anacreon’s influence throughout the evolution of Leopardi’s reflection with particular attention to the moments in which this reflection encounters the practice of translation. The impossibility of translating Anacreon, as expressed in Discorso sopra Mosco even before than in Zibaldone, was the essential key to analyze the Scherzi epigrammatici, Inno a Nettuno and Odae adespotae. The paraphrase of one of Anacreon’s odes at the end of Elogio degli uccelli shows that, for Leopardi, the irreducibility of the ancient poet to the modern age becomes much more than the simple reception of a topos.
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