Le fascisme, c’est du théâtre. Macchina scenica e meccanica narrativa
Abstract
«Le fascisme, c’est du théâtre», sostiene Jean Genet, e come tale i suoi legami con la natura e la prassi della messa in scena sono essenziali alla specificità del fenomeno. La resa spettacolare della nazionalizzazione delle masse è stata senz’altro tra i temi fondamentali della ricerca sui totalitarismi. Il mio proposito è qui quello di intarsiare alcuni nuclei consolidati della ricerca storica con le rese squisitamente letterarie di quello che fu poco più che un decennio di immensi tableaux vivants, visioni di un nuovo ordine di massa. Un’opera d’arte collettiva, basata su una premessa fondamentale: dare “figurabilità” ai detriti e alle rovine (rimosse?) di alcuni miti delle origini propri della cultura romantica, e consapevolmente avviare e mettere in luce un enorme processo più generale di disgregazione del logos e di tutta la civiltà europea nella sua prospettiva diremo cartesiana, geometrica e razionalista. Il mio discorso si fonda, anche se in breve, su un testo solo: la Gerbe des forces (1937) di A. de Châteaubriant, uno dei più singolari resoconti di pellegrinaggio politico verso il miraggio totalitario che si sia dato tre le due guerre mondiali. Soccorsi non secondari sono il saggio di Sontag Under the sign of Saturn (1980) e quello di Tame La Mystique du Fascisme dans l’oeuvre de Robert Brasillach (1986).
According to Jean Genet: «Le fascisme, c’est du théâtre», and as such its relationship with the nature and praxis of staging are essential to the specificity of the phenomenon. The magnificent representation of mass nationalisation is beyond doubt one of the fundamental issues when investigating totalitarianisms. My aim here is to link some wellestablished nuclei of historical research to the literary outputs of what was little more than a decade of immense tableaux vivants, visions of a new mass order. A collective work of art, based on a fundamental premise: to give ‘figurality’ to the rubble and (repressed?) ruins of some of the origin myths of Romantic culture; and to consciously highlight a bigger, more general process of disintegration of the entire European logos and civilisation, in its Cartesian, geometrical and rationalist perspective. This analysis is based on a single text: Gerbe des forces (1937), by Alphonse de Châteaubriant, one of the most remarkable accounts of ‘political pilgrimage’ towards the totalitarian mirage in the interwar period. Other primary texts are the essays written by Susan Sontag, Under the sign of Saturn (1980), and by Peter D. Tame, La Mystique du Fascisme dans l’oeuvre de Robert Brasillach (1986).
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